Aflatossine e rischi per la salute pubblica
Il gruppo CONTAM dell'EFSA torna a valutare i rischi per la salute pubblica connessi alla presenza di aflatossine negli alimenti.
L’EFSA ha pubblicato una “scientific opinion” relativa ai rischi per la salute pubblica correlati alla presenza di aflatossine negli alimenti.
L’ultima valutazione completa era stata fatta nel 2007, ma le discussioni emerse durante le ultime conferenze del Codex Alimentarius hanno spinto la Commissione europea a richiedere al gruppo CONTAM dell’EFSA di riprendere il lavoro.
L’EFSA ha quindi pubblicato una bozza della valutazione dei rischi, attualmente sottoposta a pubblica consultazione fino al 15 novembre 2019.
DOVE ERAVAMO RIMASTI
Dal 2007 ad oggi l’EFSA ha pubblicato diversi pareri correlati a questo argomento, nel tentativo di comprendere e definire i livelli massimi di contaminazione da aflatossine non nocivi per l’uomo.
Nel 2009, la Commissione europea aveva chiesto all’EFSA di valutare gli effetti di un eventuale incremento dei livelli massimi di aflatossine per alcune referenze di frutta a guscio.
Inoltre nel 2012 l’Università di Piacenza, per conto dell’EFSA, ha svolto e concluso uno studio predittivo di correlazione tra l’aumento dei livelli di aflatossine nei cereali e il cambiamento climatico, argomento ripreso poi nel 2017.
Il gruppo CONTAM dell’EFSA, nel 2018, pubblica una dichiarazione scritta sugli effetti di potenziale cancerogenicità a seguito dell’aumento dei livelli massimi consentiti di aflatossine in arachidi e prodotti derivati.
Partendo proprio dallo studio svolto nel 2007, l’EFSA ha svolto la valutazione del rischio per alcune aflatossine: B1, B2, G1,G2.
DI COSA STIAMO PARLANDO
Le aflatossine B1, B2, G1, G2 sono micotossine derivanti da ceppi tossigenici di un fungo, l’Aspergillus, e in particolare da due delle sue specie, l’Aspergillus flavus e A. parasiticus. Queste sono le aflatossine più comunemente riscontrate negli alimenti contaminati.
Poiché i funghi produttori di queste micotossine si trovano in ambienti caldo-umidi, il cambiamento climatico potrebbe avere nel futuro un forte impatto sulla loro incidenza.
Lo studio prende in analisi anche l’aflatossina M1, metabolita dell’aflatossina B1 nell’uomo e negli animali presente in latte e derivati, causata dall’ingestione di mangime contaminato.
GLI EFFETTI SULLA SALUTE
Gli studi svolti evidenziano che, a breve termine, le aflatossine B1 hanno effetti negativi sui roditori (inibizione della crescita, danni a fegato e reni, effetti immunotossici).
Infatti, l’aflatossina B1 è nota per essere una sostanza cancerogena e genotossica. L’obiettivo è ridurre al massimo l’esposizione che può venire tramite l’assunzione di alimenti contaminati.
Le aflatossine sono presenti soprattutto in arachidi, frutta a guscio, cereali, frutta secca e spezie a seguito di contaminazioni prima e dopo la raccolta.
In conclusione, il lavoro degli studiosi mira a definire maggiori dati correlati all’esposizione e al potenziale tossico delle aflatossine. Sarà importante continuare a monitorarne la presenza, analizzando anche il legame con i cambiamenti climatici.

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