ALLUMINIO E MATERIALI DESTINATI AL CONTATTO ALIMENTARE
Pubblicato il Parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del 30 gennaio 2019 relativo al rischio di esposizione del consumatore all’alluminio da contatto alimentare
Pubblicato il Parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del 30 gennaio 2019 relativo al rischio di esposizione del consumatore all’alluminio da contatto alimentare.
Questo documento ribadisce quanto già riportato in un altro documento del CNSA datato 3 maggio 2017.
Avevamo già parlato di alluminio e del potenziale impatto sulla salute per i consumatori, in un precedente articolo riguardante lo studio del BfR tedesco su una tipologia di tè verde, il tè verde matcha.
Nel parere del 2017 il DGISAN aveva chiesto al CNSA di verificare le informazioni sul rischio dovuto all’esposizione all’alluminio contenuto nei MOCA e analizzate in uno studio condotto da un laboratorio dell’istituto superiore di sanità intitolato “Studio dell’esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare”.
All’inizio del 2019, nuovi studi hanno portato il DGISAN a richiedere un ulteriore rivalutazione nell’ottica esclusiva di verificare la cessione di alluminio da parte dei materiali a contatto con alimenti e l’esposizione nei confronti delle diverse fasce d’età.
COSA SAPPIAMO
L’alluminio è un materiale presente in natura e, a causa della sua diffusa presenza negli alimenti e nei prodotti di consumo, è risultato un metallo con riconosciuta potenziale pericolosità per la salute umana.
Oltre ad essere naturalmente presente in alcuni alimenti, è largamente utilizzato in diversi ambiti, dal packaging all’industria cosmetica, farmaceutica e alimentare, passando attraverso l’edilizia e il trattamento delle acque alimentari.
L’esposizione dell’uomo è principalmente dovuta a tre fonti principali:
- l’ambiente, sia naturale sia industriale (processi di estrazione e produzione)
- la migrazione da materiali a contatto con gli alimenti
- gli additivi alimentari contenenti alluminio e potenzialmente aggiunti agli alimenti, alle formulazioni per bambini.
L’esposizione all’alluminio può infatti avvenire in diversi modi. Tuttavia, la via principale risulta essere l’alimentazione.
Anche se l’alluminio nelle sue forme potenzialmente ingeribili dall’uomo è poco biodisponibile, diversi studi hanno analizzato una forte variabilità nell’assorbimento, causato da una combinazione di fattori diversi. Il pericolo principale sembra essere dovuto al bio-accumulo, specialmente in fasce di popolazione vulnerabili, quali bambini, anziani e donne in gravidanza e per i soggetti con ridotta funzione renale.
Le principali vie di eliminazione di questo metallo, infatti, sono tramite le feci (per l’alluminio non assorbito) e le urine (per l’alluminio assorbito).
Già nel 2008 l’EFSA, attraverso l’opinione “Safety of aluminium from dietary intake” aveva definite una dose settimanale tollerabile pari a 1 mg/kg p.c./settimana. Tuttavia, gli studi successivi hanno evidenziato un potenziale superamento di questi limiti, specialmente per i bambini, in quanto vengono maggiormente esposti.
L’ALLUMINIO E I MOCA
L’alluminio ha trovato largo impiego come materiale a diretto contatto con gli alimenti, con diverse funzioni. Viene utilizzato sia per la produzione di film e vaschette monouso e pentolame, nella sua forma tal quale, sia per la produzione di oggetti “fusi”, come caffettiere o piastre, nella sua forma di lega di alluminio.
Nel caso di potenziale contatto con alimenti particolarmente acidi o salati, i contenitori vengono rivestiti internamente con uno strato isolante che impedisca il contatto diretto tra l’alimento e l’alluminio.
Anche se in condizioni di corretto utilizzo la quantità di alluminio potenzialmente migrante dal materiale all’alimento non è molto elevata, questa quantità può variare se agiscono fattori quali tempi di contatto, temperature, composizione dell’alimento.
È necessario fare attenzione al corretto utilizzo dei moca in alluminio: no usura fisica (graffi, pagliette) no usura chimica (alimenti acidi/salati)
NORMATIVA APPLICABILE
Il parere del CNSA riporta un riassunto del quadro normativo applicabile.
La normativa quadro relativa ai MOCA è il Regolamento CE 1935/2004 che stabilisce i requisiti generali per tutti i materiali destinati al contatto con gli alimenti. L’art. 3 del regolamento stabilisce che:
“I materiali e gli oggetti, compresi i materiali e gli oggetti attivi e intelligenti, devono essere prodotti conformemente alle buone pratiche di fabbricazione affinché, in condizioni d’impiego normali o prevedibili, essi non trasferiscano ai prodotti alimentari componenti in quantità tale da:
- a) costituire un pericolo per la salute umana;
- b) comportare una modifica inaccettabile della composizione dei prodotti alimentari; o
- c) comportare un deterioramento delle loro caratteristiche organolettiche.
Qualora non siano presenti leggi europee specifiche per materiale, gli Stati membri stabiliscono misure interne. La normativa nazionale applicabile nello specifico all’alluminio è il DM 76 del 18 aprile 2007, che definisce, oltre ai requisiti di purezza, le condizioni d’uso del materiale (contatto breve o prolungato), nonché le regole concernenti l’etichettatura, gli obblighi del produttore e dell’utilizzatore.
L’allegato IV dello stesso regolamento indica l’elenco dei prodotti alimentari che possono essere impiegati a contatto con l’alluminio e le sue leghe per tempi superiori alle 24 ore a temperatura ambiente.
Ma la normativa in materia di materiali a contatto è molto più ampia e, anche per quanto riguarda l’alluminio, si articola in vari decreti e regolamenti, che coprono, ad esempio, l’utilizzo di additivi a base di alluminio, nonché circolari ministeriali per la gestione dei controlli sul territorio.
GLI STUDI
Alcuni studi di tossicità eseguiti hanno evidenziato come l’utilizzo di fogli di alluminio per alcune tipologie di cottura aumenti la concentrazione di alluminio nell’alimento. Anche se la quantità migrante di per sé non rappresenta un rischio, è necessario tenere a mente che l’eccessivo utilizzo di questa tipologia di cottura può causare effetti cumulativi dannosi.
Il rischio di rilascio di molecole viene tuttavia annullato quando si prende in considerazione l’alluminio anodizzato. In questo caso, infatti, la superficie dell’alluminio viene sigillata da uno strato di ossido di alluminio e ioni d’argento.
Per quanto riguarda la tossicità dell’alluminio, gli studi hanno suggerito una potenziale interferenza con l’utilizzo di elementi essenziali quali Calcio e Ferro, con il metabolismo osseo e con il sistema riproduttivo maschile, nefrotossicità qualora vi siano preesistenti problemi renali e neurotossicità. Tra questi, il bersaglio principale risulta essere il sistema nervoso.
LE RACCOMANDAZIONI
Il CNSA raccomanda a tutti i produttori di fornire sufficienti e idonee informazioni relative al corretto utilizzo dei materiali contenenti alluminio per la preparazione degli alimenti.
Particolare attenzione a:
– evitare di rovinare eventuali protezioni dell’alluminio, come ad esempio lo strato anodizzato
– non confezionare o cucinare all’interno del film in alluminio alimenti salati e/o acidi
– non conservare i prodotti cotti nell’alluminio per tempi lunghi
– considerare eventuali additivi contenenti alluminio o altre sostanze che potrebbero contribuire all’accumulo di alluminio nell’alimento.
La VALUTAZIONE DEL 2019
All’interno della valutazione eseguita nel 2019, il CNSA ha preso in esame quanto già di sua conoscenza, partendo dal limite settimanale tollerabile definita dall’EFSA e dal potenziale superamento dello stesso per bambini e giovani. Gli altri studi considerati sono stati principalmente tre:
– uno studio dell’ISS che identifica l’alluminio come contaminante che presenta potenziale criticità associate anche all’utilizzo di MOCA in alluminio
– uno studio del laboratorio nazionale di riferimento dell’ISS che stima la categoria di bambini maggiormente esposti, nonché evidenzia i fattori che influenzano le dinamiche di cessione (composizione del materiale, condimenti utilizzati, tecnologie di cottura)
– quello dell’Università di Milano, la quale ha analizzato tre potenziali matrici contaminabili durante cottura in fogli d’alluminio (pesce, pollo e manzo) e ha definito il potenziale superamento della dose, almeno nei bambini, anche per prodotti non conditi.
LE CONCLUSIONI FINALI
Il parere più recente conferma quanto già definito in precedenza ma, allo stesso tempo, consente di identificare con maggior dettaglio le condizioni d’utilizzo dell’alluminio e le categorie di consumatori maggiormente suscettibili.
Fa dunque presente che una delle principali fonti di esposizione all’alluminio è dovuta alla migrazione dai materiali a contatto, condizionata dalle modalità d’utilizzo degli stessi.
Per il futuro sarà necessario inserire l’alluminio nei piani di monitoraggio dei MOCA, implementando la comunicazione relativa alla produzione e utilizzo corretto sia verso i produttori che i consumatori. Nel frattempo, è necessario valutare i limiti di migrazione comunitari ed eventualmente garantire materiali alternativi e leghe a cessione nulla o minima.

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