GLI ALCALOIDI PIRROLIZIDINICI: valutazione del BfR
Il BfR pubblica una Opinion aggiornata sugli alcaloidi pirrolizidinici (PA) negli alimenti
La questione relativa agli alcaloidi pirrolizidinici (PA) è da sempre sotto la lente d’ingrandimento del BfR, istituto tedesco per la valutazione del rischio. Per questa ragione il BfR tedesco ha pubblicato un documento di aggiornamento della valutazione sugli alcaloidi pirrolizidinici (PA) negli alimenti.
COSA SONO I PA, GLI ALCALOIDI PIRROLIZIDINICI E QUALI GLI EFFETTI SULLA SALUTE
I PAs sono un gruppo di sostanze naturali, principalmente prodotte da piante, ma anche da funghi e batteri. Gli studiosi pensano che la produzione di questi composti da parte delle piante abbia uno scopo difensivo nei confronti degli animali erbivori.
Gli alcaloidi pirrolizidinici attualmente conosciuti sono molti, diverse centinaia, riscontrati in oltre 350 diverse piante in tutto il mondo.
Per quanto riguarda i rischi per la salute, alcuni studi hanno mostrato che alcuni alcaloidi possono causare danni al fegato. Inoltre, esperimenti sugli animali hanno rivelato potenziali effetti genotossici-mutageni e cancerogeni.
I PAS NEGLI ALIMENTI e LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Gli alimenti possono contenere naturalmente questi composti, oppure esserne contaminati.
Le principali categorie di prodotto che contribuiscono all’assunzione di queste sostanze sono tè e tisane. Oltre a questi, l’esposizione può avvenire tramite ingestione di integratori alimentari, erbe aromatiche e spezie.
Per la valutazione del rischio sulla salute degli alimenti contaminati da o contenenti alcaloidi pirrolizidinici, gli studi si concentrano principalmente sugli effetti genotossico-cancerogeni degli 1,2 PA insaturi.
Sulla base dei dati ottenuti da studi condotti tra il 2015 e il 2019, il BfR ha stimato l’attuale esposizione complessiva ai PA insaturi per i consumatori in Germania, prendendo in considerazione una vasta gamma di gruppi alimentari pertinenti (tra cui miele, diversi tè e tisane a base di erbe, latte e spinaci). I dati mostrano una riduzione dei livelli di esposizione medi negli ultimi anni per la maggior parte delle categorie di alimenti considerate.
MOE, MARGINE DI ESPOSIZIONE
Non essendoci una soglia limite di pericolo, la valutazione viene eseguita utilizzando il concetto di MOE, Margine Of Exposition, o margine di esposizione, utilizzato largamente dall’EFSA. EFSA definisce il MOE come “il rapporto tra due fattori che, in una data popolazione, valuta il quantitativo di sostanza alla quale un effetto avverso minimo ma misurabile viene osservato per la prima volta e il livello di esposizione alla sostanza in questione.”
L’obiettivo della valutazione tramite MOE è dare priorità alla necessità di misure di controllo del rischio e relativa gestione e non rappresenta un valore guida basato sulla salute.
Un valore MOE di 10.000 o superiore è generalmente considerato poco preoccupante dal punto di vista della salute pubblica e, per questa ragione, le misure di gestione del rischio potrebbero essere considerate meno prioritarie.
I RISULTATI PER GLI ALIMENTI ESAMINATI
Considerando le singole categorie alimentari esaminate, gli studi hanno mostrato una potenziale assunzione a breve termine di PA 1,2-insaturi leggermente superiori al valore di 0,1 µg/kg peso corporeo/giorno, che è stato provvisoriamente utilizzato come valore di orientamento. Questo valore è da considerarsi conservativo, in quanto la sua derivazione si è basata su uno studio cronico. Inoltre, i livelli di assunzione stimati per la maggior parte dei gruppi di alimenti considerati erano generalmente inferiori al valore di orientamento, così come l’esposizione cronica complessiva stimata per tutti i gruppi di alimenti. Di conseguenza, il verificarsi di rischi per la salute causati dall’esposizione complessiva a PA 1,2-insaturi, così calcolati, può essere considerato a bassa probabilità. Tuttavia, questi risultati mostrano che i valori MOE determinati per i consumatori assidui sono solo leggermente superiori a 10.000.
ALTRE CATEGORIE ALIMENTARI
Come discusso in precedenza, l’esposizione a 1,2 PA insaturi avviene anche attraverso altre tipologie di alimenti, che comprendono erbe aromatiche, spezie e integratori alimentari, non considerati nella valutazione, in quanto non erano presenti sufficienti dati sulle quantità di consumo e/o sui livelli di PA. Sebbene le quantità di consumo per questi gruppi alimentari siano ridotte, potrebbe comunque dare un contributo considerevole all’esposizione sia a lungo che a breve termine a 1,2 PA insaturi.
A titolo di esempio, i calcoli del modello effettuati utilizzando ipotesi pratiche mostrano che un MOE potrebbe essere chiaramente inferiore a 10.000, sia se si considera solo il consumo di erbe e spezie a livelli elevati di PA (3.000 μg/kg) per gli adulti che consumano in modo regolare sia se si considera il consumo di erbe e spezie con livelli medi di PA (1.000 μg / kg) per gli adulti che consumano grandi quantità di questi prodotti.
Questi risultati derivano esclusivamente dall’assunzione di PA 1,2-insaturi attraverso il consumo di erbe e spezie: in realtà, una moltitudine di prodotti alimentari contribuisce all’esposizione complessiva di un consumatore. Livelli particolarmente elevati sono stati trovati nella borragine, nell’origano e nel levistico e nelle spezie miste. Queste erbe costituiscono quindi una fonte aggiuntiva rilevante di esposizione per i quali, tuttavia, non sono disponibili dati affidabili.
RISCHI PER LA SALUTE
Alla luce di quanto sopra e del fatto che anche il consumo di piccole quantità di agenti cancerogeni genotossici, soprattutto se consumati regolarmente, potrebbe essere associato a un aumento del rischio per la salute, la raccomandazione rimane quella di ridurre al minimo l’assunzione di queste sostanze, per quanto ragionevolmente possibile.
Di conseguenza, il BfR raccomanda di continuare gli sforzi per ridurre ulteriormente i livelli di 1,2 PA insaturi in tutti i gruppi di alimenti migliorando i metodi di coltivazione, raccolta e lavaggio. Ciò vale in particolare per i gruppi alimentari come erbe e spezie, i cui dati mostrano ancora occasionalmente livelli elevati di alcaloidi pirrolizidinici.

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